Big Eyes - l'ultimo biopic di Tim Burton
Cari fans, finalmente abbiamo davanti agli occhi l’ultimo
lavoro del regista visionario che tutti conosciamo e abbiamo (chi più chi meno) apprezzato. Uscito in Italia il 1° gennaio 2015,
Big Eyes narra la storia di Margaret Keane , o meglio, come vuole precisare Tim Burton, “basato su fatti realmente accaduti” a Margaret Keane: pittrice talentuosa che, ancora sconosciuta
nel mondo dell’arte, è fresca di divorzio e decide di riprendere le
briglie della sua vita e trasferirsi a San Francisco. Nonostante il suo talento è costretta a guadagnarsi da vivere realizzando ritratti per le strade della grande città, almeno finché non incontrerà Walter Keane, apparentemente aspirante artista che l’ingenuità
e la disperazione di Margaret spingeranno a sposare. Walter farà valere l’arte
di Margaret con la sua abile parlantina lasciando però la moglie a dipingere
dietro la sua ombra: l’uomo infatti imbroglierà la protagonista (e in seguito tutto il mondo dell’arte) spacciando i quadri dai "grandi occhi" per opera sua,
con la scusa che “ l’arte femminile non vende”.
Siamo all’ennesima svolta stilistica del regista che sceglie in questo caso di abbandonare gli ingredienti che hanno permesso ai più di distinguere facilmente i suoi film da quelli di altri cineasti: il mondo dark- fantasy ( Alice in Wonderland e Dark Shadows sono i fallimen.. ehm ehm... esempi più recenti) per tornare sul genere biopic, come il lontano Ed Wood, e scegliendo un cast
tutto nuovo capitanato da Amy Adams e dal teatrale-fino-al-midollo Christoph
Waltz, allontanando così dalle scene gli attori feticci tra cui l'ormai ex-compagna Helena Bonham Carter e il compare Johnny Depp.
Amy Adams e Christoph Waltz in una scena del film |
Antagonista interpretato divinamente da un Christoph Waltz davvero perfetto per il ruolo, che però abbiamo già avuto modo di conoscere, paragonabile da un
lato al nazistone/tarantiniano Colonnello Landa (ammaliatore senza scrupoli che tu spettatore non riesci a decidere se venerarlo o detestarlo) e, dall'altro lato, a momenti quasi ridicolo quanto i più recenti personaggi interpretati da Depp per Burton ( se non siete daccordo ripensate alla scena della “deliranza” e poi ne riparliamo).
Il personaggio di Amy Adams è evidentemente sovrastato dall’eccentricità di Waltz, ma a mio parere non a livello di interpretazione; l’attrice è molto più credibile e genuina, ma allo stesso tempo esprime sin dall'inizio la devozione del personaggio nei confronti della figlia e dei suoi quadri, impeccabile in ogni sfaccettatura psicologica e aiutata anche da inquadrature che costringono la protagonista in spazi e angoli stretti e claustrofobici, sia per sottolineare il suo bisogno di uscire dall’ombra del marito, sia per rievocare il tipico sentimento di oppressione e isolamento dell'immaginario burtoniano.
Quindi in conclusione un film soddisfacente da tutti i punti di vista: Danny Elfman alla colonna sonora che non delude mai, proprio come Colleen Atwood ai costumi e Delbonnel alla fotografia. Anche i due brani di Lana Del Rey sono da pollice in su. Un tutto omogeneo davvero carico di emozioni dove il regista, che in Big Fish ci aveva raccontato una convivenza pacifica tra menzogna e realtà, ora ci dimostra (e insegna) come prima o poi le bugie vengono sempre a galla.
Ah, un'ultima cosa.. Finale a mio parere un po' troppo frettoloso, quasi come un happy ending disneyano. ( e mi fermo qua, sennò... Spoiler Alert!)
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