Suburbicon: il razzismo secondo Clooney a Venezia 74

In concorso per il Leone d’Oro e in anteprima a Venezia 74 è l’ultima opera da regista di George Clooney, in uscita a Natale nelle sale italiane. Nel cast Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac.

Il regista porta al Lido di Venezia una black comedy satiricamente politica, scritta dai fratelli Cohen e che affronta il tema del razzismo pesantemente condito di violenza. Il film  è una vera e propria escaletion di colpi di scena, plot twist, tensione e orrore che dipinge una società americana intrisa di ipocrisia.



Un film che nasce non a caso durante gli anni di Trump: “era il periodo della campagna presidenziale – dice Clooney – e si parlava di minoranze e di muri, e proprio in quei giorni ho visto il documentario Crisi a Levittown, Pennsylvania. Parlava della famiglia afroamericana Myers che negli anni ’50 si trasferì in un quartiere medio borghese bianco a Levittown. Nel giro di poche ore tutta la cittadina si era ammassata in protesta davanti alla loro casa.”

La vicenda si svolge nell’America provinciale del 1959, in quel paradiso di cittadina di nome Suburbicon. L’inizio del film ricorda quello di una classica fiaba disneyana: villette colorate e ordinatamente disposte lunghe la strada, rigoroso silenzio e postini sorridenti. Presto lo spettattore si rende conto che questa non è altro che una menzogna,  una sorta di guscio che nasconde al suo interno il marciume di una società trionfalmente xenofoba.  L’equilibrio viene improvvisamente interrotto quando, come un fulmine a ciel sereno, una famiglia afroamericana si trasferisce in città, attivando la diffidenza degli abitanti e che sfocia in una vera e propria insurrezione.



Oscar Isaac è l'unico assente al Lido ma il più convincente sullo schermo. La sceneggiatura, nata dalla stessa penna degli autori di Fargo nel lontano 1986, porta sullo schermo un’overdose di ogni tipo di incidente: da auto che esplodono, case che bruciano e via dicendo.  La mano dei Coen è visibilissima e Clooney, al suo ormai sesto film da regista, dimostra non solo di saper dirigere egregiamente dietro la macchina da presa ma anche di riuscire a gestire l’adattamento di una sceneggiatura ai propri scopi narrativi.

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